Lo scioglimento dell'impresa familiare da parte di un coniuge e la successiva trasformazione in SRL costituisce abuso del diritto?
Ci è stato chiesto se un #farmacista individuale, già titolare di esercizio, che eserciti congiuntamente ai propri familiari, la moglie, nella veste di impresa individuale, ed in comunione dei beni, possa liquidare la quota del coniuge e trasformare la Farmacia in Srl.
Tale operazione, da impresa familiare ad #SRL è legittima, ha vantaggi, oppure costituisce un abuso del diritto?
Per rispondere a questa domanda facciamo un passo indietro. L'impresa familiare è un impresa solo fittiziamente in quanto si tratta in realtà di attività imprenditoriale svolta per il 51% in proprio e per la restante parte divisa con i propri familiari. (art. 230 codice civile)
I familiari quindi non saranno né soci, né dipendenti, bensì associati, e come tali percepiranno un quota di utili, non diventando per cio' stesso imprenditori. (art. 5 co. 4 Tuir).
Nel caso in cui detta impresa venga anche svolta con il coniuge, ma in regime di comunione legale, si pone l'ulteriore problema di dover mutare anche il regime della famiglia, da comunione legale a separazione, e quindi all'uso delle somme cadute in separazione legale per il successivo conferimento nella neo nata SRL. (Art. 177 e segg. Codice civile).
Scopo infatti del farmacista era quello di trasformare la propria posizione in una srl.
E quindi veniamo alla risposta.
Sarà possibile per il farmacista sciogliere l'impresa familiare, e mutare il regime familiare da comunione a separazione, tramite una liquidazione della quota familiare, liquidazione che non costituirà costo deducibile bensì liquidazione di una parte dell'utile in favore del coniuge associato.
La somma residua della liquidazione potrà quindi essere conferita nella neo nata SRL per la quale, secondo l'agenzia delle entrate, costituirà operazione neutra in quanto le somme conferite sono state precedentemente tassate nella impresa individuale sciolta.
Tralasciando gli aspetti fiscali, che esulano dal presente articolo, quello che possiamo affermare è che non si tratterà di una attività in frode alla legge in violazione dell'art. 10 bis L. 212/2000 in quanto né il fine raggiunto, ovvero la trasformazione da impresa individuale ad SRL, né l'architettura legale utilizzata, costituiscono abuso del diritto.
La neo costituita SRL potrà quindi operare sul mercato con tutti i vantaggi gestionali della società o della possibilità di monetizzazione del capitale in caso di cessione anche parziale delle quote.
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